I traditori by Giancarlo de Cataldo; Cataldo

I traditori by Giancarlo de Cataldo; Cataldo

autore:Giancarlo de Cataldo; Cataldo
La lingua: it
Format: mobi
ISBN: 9788806202118
editore: Einaudi
pubblicato: 2010-10-14T22:00:00+00:00


«Incomprensibilmente, pur avendovi per tempo avvertito delle intenzioni del regicida Pianori, gli si è consentito di agire», aveva scritto Lorenzo.

Diavolo, aveva pur visto con i suoi occhi il ciabattino di Faenza esercitarsi alla pistola con Mazzini a Wembley ! E aveva tempestivamente comunicato la data di partenza e quella del presumibile sbarco a Parigi dell'attentatore. Perché Vienna non aveva informato l'Imperatore francese? Perché Pianori non era stato fermato ?

Von Aschenbach aveva risposto con un freddo telegramma cifrato.

«Non è vostro compito esprimere valutazioni di carattere politico, riservate ad Alta Autorità. Tenetevi piuttosto

pronto ad agire quanto prima nel modo più risoluto. Vienna sta maturando il convincimento di procedere alla definitiva liquidazione dell'affare a voi noto».

Dunque, gli austriaci erano rimasti consapevolmente alla finestra. L'Alta Autorità, a quanto pare, voleva Napoleone morto, al pari di Mazzini.

Tuttavia, Pianori aveva fallito il colpo, era stato catturato, processato e giustiziato in men che non si dica. L'Europa aveva tremato, poi il tremore era passato. Dettagli, agli occhi dell'Alta Autorità. Eppure, nello stesso tempo, gli prospettavano un'azione imminente. Meditavano forse di chiedergli la testa di Mazzini ? Come si sarebbe comportato, in quel caso

? Uccidere Mazzini... Appena qualche giorno prima aveva aiutato il Maestro a riempire con palline di oppio un paltò destinato a Felice Orsini.

Doveva servire ad addormentare le guardie e favorire la sua fuga dal castello di Mantova. La salvezza di Orsini era una priorità per il Maestro, che non abbandonava mai i propri uomini.

Uccidere Mazzini... Non voglio pensarci, si disse, non adesso. Si guardò intorno, raggiunse una panchina isolata, protetta da un fitto viluppo di alberi ad alto fusto, cavò dalla tasca l'acciarino e bruciò il dispaccio di Von Aschenbach. Osservò le ceneri che si disperdevano planando leggere su un tappeto di foglie morte. Da quando la rete telegrafica era stata estesa a tutta l'Italia del Nord, le comunicazioni erano diventate molto più agevoli. E maggiore il rischio di essere intercettati: come escludere che gli uffici postali fossero infiltrati da spie dei cospiratori ? Per il momento, usavano il cifrario austriaco. Lorenzo si firmava Elizabeth. L'identità femminile era un omaggio a Mazzini, che da anni usava quello stratagemma, peraltro ampiamente noto.

287

Una palla rotolò ai suoi piedi. Lorenzo la raccolse e sollevò lo sguardo.

Una bimbetta dagli occhi scuri lo fissava,

un po' spaventata e un po' speranzosa. Le restituì la palla. Lei ringraziò con una riverenza e corse via. Lorenzo la seguì con lo sguardo. Vide che andava a rifugiarsi fra le pieghe del giallo sari di una ragazza indiana.

Riconobbe Tabitha, la governante di Violet. Si alzò di scatto, girò intorno alla panchina, attraversò gli alberi per riportarsi sul viale principale. E si trovò faccia a faccia con il suo amore perduto.

Lorenzo... mi fa piacere vederti! E da tanto tempo che...

Si, quanto tempo che non siamo soli insieme, ma è come la prima volta, avrebbe voluto dirle. Sono turbato come allora, e non posso dimenticare., Violet... - mormorò, inchinandosi appena.

Quante formalità! - rise lei. Il suo riso profondo, di gola, accrebbe il turbamento di Lorenzo.

E solo l'omaggio dovuto a una signora.



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